Oggi ci dedichiamo al benessere di mamme e bimbi, in particolare allo sviluppo di una sana e corretta alimentazione dei bambini fin dalla prima infanzia. Ce ne parla la nostra blogger Sara Bonaccorsi di Cucina con Sara: psicologa per professione, food blogger per passione, lavora in un consultorio familiare e da sempre è interessata allo svezzamento dei bambini e alle loro corrette abitudini alimentari. Pronti per la lezione di benessere?
Verso il sesto mese di vita ha inizio lo svezzamento, una fase delicata dello sviluppo del bambino perché rappresenta un cambiamento alimentare e psicologico non indifferente. Durante l’allattamento, sia al seno che col biberon, la mamma ed il bambino vivono un rapporto molto particolare, fatto di vicinanza fisica, di contatto visivo, di un linguaggio speciale. Introdurre alimenti diversi significa per forza alterare questo rapporto ed è normale che questo primo passo verso l’autonomia del piccolo si accompagni alla sensazione di “perdere” qualcosa. Per il bambino, è la perdita di quel senso di soddisfazione ed appagamento che provava durante l’allattamento, unita per di più al disorientamento di fronte a sapori, consistenze e regole nuove da scoprire e cui abituarsi. Per la mamma, è la nostalgia per una fase che non tornerà più, come accadrà per tutte le tappe della crescita del bambino.
Quindi come procedere per svezzare il bambino in modo sereno ed equilibrato?
- Aspettare il momento giusto per il bambino, rispettando i tempi del suo sviluppo neuromotorio e psicologico. Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano tra il 4° e il 6° mese il periodo in cui iniziare lo svezzamento ma ci sono bambini pronti un po’ prima e alcuni un po’ dopo. In genere il bambino appare pronto quando sta in posizione seduta e mantiene la testa diritta, coordina gli occhi e le mani, è in grado di afferrare il cibo con le mani, di metterlo in bocca e di deglutirlo.
- Rispettare i “tempi” della mamma o della persona che più accudisce il bambino: l’inizio dello svezzamento deve avvenire in un clima sereno e giocoso per aiutare il bambino ad abituarsi ad un’esperienza completamente nuova. Ciò può avvenire solo se la mamma non vive il passaggio allo svezzamento come un rifiuto del bambino nei suoi confronti o con mille paure e timori legate all’introduzione di nuovi alimenti.
- Con calma e senza fretta, ma senza ripensamenti e senza tornare troppo presto sui propri passi. Se si capisce che il bambino non è ancora pronto meglio aspettare qualche settimana e poi ricominciare; tuttavia, all’inizio, capricci e resistenze del bambino alla novità sono inevitabili: non bisogna forzare il bambino a mangiare ma perseverare nell’offerta di nuovi cibi ogni giorno.
- Non trasformare il momento della pappa in un braccio di ferro o in un momento di gioco perché ciò può compromettere fin dall’inizio un buon rapporto con il cibo e si rischia di innescare il meccanismo per cui il bambino usa il cibo per richiamare l’attenzione dei genitori.
- Proporre e non imporre l’alimentazione, favorendo l’esplorazione alimentare del bambino per consentirgli di diventare sempre più autonomo nel rapporto con il cibo.
- Non usare il cibo come meccanismo di premio o punizione.
Concluso il periodo dello svezzamento ha inizio la fase più delicata dell’educazione alimentare; è negli anni della primissima infanzia che si consolidano, infatti, le preferenze in fatto di cibo e le abitudini corrette o errate che il bambino ha interiorizzato.
È fondamentale per indirizzare il bambino verso uno stile alimentare salutare. Insegnare ai propri figli a mangiare bene è parte dell’educazione che forniamo loro; l’educazione parte dall’esempio, quindi occorre fare un bilancio delle nostre abitudini alimentari per modificarle se non sono salubri: ne guadagnerà in salute l’intera famiglia.
Una corretta alimentazione, presupposto essenziale per una crescita armonica e ottimale, deve tener conto delle diverse fasi della vita, caratterizzate da esigenze nutrizionali e competenze fisiologiche e comportamentali in evoluzione.
Frutta e la verdura sono la base di una sana alimentazione. Bisognerebbe mangiarne 5 porzioni al giorno. Altrettanto importante è l’apporto di fibre. Gli alimenti integrali sono un valido aiuto in questo senso, fin dall’infanzia. La parola integrale indica che la semola non è ottenuta tramite i normali processi di raffinazione che eliminano la porzione più esterna del chicco di grano e del germe. La semola integrale, invece, conserva tutte le parti del chicco di grano e quindi conserva tutte le sostanze che offrono a grandi e piccini notevoli vantaggi dal punto di vista nutrizionale, della salute e del benessere.
Abituare i bimbi ad assumere anche alimenti integrali è una sana e buona pratica alimentare. A casa mia non manca mai la pasta integrale, la porto in tavola almeno 4 volte alla settimana. Da quando ho avuto il piacere di assaggiare la pasta Sgambaro, ecosostenibile, realizzata con 100% di grano italiano, sono ancora più felice perché è deliziosa e dona ai miei piatti quel tocco in più che li rende irresistibili per tutta la famiglia.
Certo, i bimbi non sempre sono entusiasti di fronte a cibi e sapori nuovi. Esistono tuttavia alcuni “trucchi” per rendere questi alimenti più appetibili e per educare i bambini a un corretto comportamento nei confronti dei cibi.
- Giocare con le forme ed i colori del cibo.
- Coinvolgere i bambini nella preparazione del pasto. I bambini mangiano con più entusiasmo se sono stati direttamente coinvolti nella scelta degli ingredienti e nella preparazione del pasto.
- Variare spesso. Una dieta variata è il presupposto fondamentale di una sana alimentazione.
- Presentare piccole porzioni. Un piatto poco pieno incoraggia, mentre, se già i bimbi sono restii a mangiare, il trovarsi di fronte ad un cumulo di cibo provoca un sicuro e più forte rifiuto. La paura di genitori e nonni che i piccoli “mangino poco” è spesso solo una fissazione, mentre è più importante che mangino bene.
- Coltivare un piccolo orto sul balcone o in giardino. Bastano alcune cassette di legno o dei barattoli di latta per creare un piccolo orto; la cura dell’orto e l’osservazione del suo sviluppo rappresentano una pratica educativa utilissima per avvicinare i bimbi ai prodotti della terra.
- Frullare frutta e verdura o nasconderla. Spesso i bambini restii a mangiare verdura e frutta si trasformano in piccoli investigatori alla ricerca di indizi quali pezzi di carote, pomodoro o altra frutta e verdura presente nel loro piatto. La verdura e la frutta si possono quindi presentare ai bimbi non in forma pura, ma si possono lavorare e rendere invisibili: gnocchi, polpette, ravioli, torta di carote, frullati ne sono un esempio.
- Creare delle faccine. Tutti noi, e i bambini in primis, rispondiamo con un repentino innalzamento dell’interesse nei confronti di qualsiasi cosa sembri guardarci. Si possono allora creare dei personaggi con il cibo: l’importante è che ci siano due occhi ed un sorriso: il resto del viso (naso, orecchie, capelli, etc…) aiuta ma non è fondamentale.
Articolo a cura di Sara Bonaccorsi del blog Cucina con Sara
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